Volontariato nel Dizionario di Omiletica

VOLONTARIATO di FERDINANDO COLOMBO

Voce 394 del 

Dizionario di Omiletica
a cura di Manlio Sodi e Achille M. Triacca . Elledici

1. Il volontariato

2. Dimensione politica del volontariato sociale

3. Dimensione vocazionale del volontariato internazionale

4. Per la predicazione 5 Sbocchi vocazionali

1. Il volontariato. Il volontariato è un fenomeno tipico del nostro tempo Si sviluppa in particolare nelle culture di matrice cristiana soprattutto dove la situazione economica garantisce sufficientemente una vita dignitosa alla maggior parte dei cittadini. Il volontariato è un tipo di comportamento sociale organizzato che si basa sulla progettazione e partecipazione attiva dei privati cittadini a programmi di utilità pubblica. Il raggio d’azione del volontariato dipende fondamentalmente da tre fattori: dall’informazione, dai vincoli sociali e dai mezzi di trasporto. L’informazione crea l’attenzione, la motivazione, il contatto, orienta gli interessi, in definitiva determina la cultura e fornisce alla coscienza gli elementi decisionali I vincoli sociali come la famiglia, i doveri parentali, il posto di lavoro, gli incarichi pubblici indirizzano e limitano il settore di intervento. I mezzi di trasporto con le loro caratteristiche di velocità e di costo rendono più o meno possibile un servizio e ne determinano il raggio d’azione. Si può così operare una prima grande suddivisione volontariato internazionale, normalmente diretto verso Paesi poveri caratterizzati da carenze strutturali generalizzate, e il volontariato sociale realizzato sul territorio d’appartenenza.

1.1. Il volontariato sociale. Il volontariato sociale e svolto dal cittadino che, adempiuti i suoi doveri civili e di stato, interviene a tempo parziale, disinteressatamente, in un settore di disagio sociale per collaborare a risolverne i problemi. Attualmente sono milioni i cittadini che, raggruppati in libere associazioni cooperative, svolgono per un certo numero di ore settimanali questo servizio nei più disparati settori del disagio. Il sistema economico dominante tende a degradare la qualità della vita, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione.

Anche in Paesi ad alto reddito cresce la folla dei poveri. Il volontariato sociale nato istintivamente per assistere i più deboli, ora si propone come un modo nuovo di costruire i rapporti e le relazioni all’interno di una società che voglia assumere pienamente i suoi compiti sociali. “Il volontariato sociale è ormai parte rilevante di quel “terzo sistema” che, accanto al mondo delle istituzioni pubbliche e delle attività private, ripropone la società civile, quella dei cittadini liberamente associati, come elemento fondamentale di una solidale prospettiva comunitaria, di una nuova cultura politica” (Federazione Italiana Volontariato).

1.2. Il volontariato internazionale. E’ essenzialmente diverso. Anzitutto è caratterizzato da un impegno che occupa tutto il tempo della giornata, per un periodo notevole della vita della persona: le leggi civili (per l’Italia la legge 49/87) prevedono un minimo di durata di due anni. Un’autentica inculturazione esigerebbe molto di più.

La seconda caratteristica è la decisione di uscire dalla propria cultura mettendo la propria professionalità e la propria vita a servizio della crescita di altri popoli. Perciò si richiede una specifica preparazione professionale che costituisca la base di un rapporto costruttivo con una cultura “altra”.

Le persone che attualmente, ogni anno, dall’Italia partono ufficialmente per il volontariato internazionale possono essere distinte in due gruppi: quelli previsti nella legge 49/87 e quelli “fuori legge” .

– La legge 49/87 prevede che il volontario sia inserito in un progetto presentato da un Organismo non governativo riconosciuto idoneo per la cooperazione allo sviluppo dal Ministero per gli Affari Esteri. In questo caso il finanziamento del progetto prevede anche lo stipendio e le garanzie assicurative e previdenziali per il volontario. Questa strada è irta di difficoltà e solo poche centinaia di cittadini riescono ad accedere a questo volontariato internazionale secondo la legge.

Volontariato “fuori legge”. Qualche migliaio di cittadini invece, fa volontariato “fuori legge”. Avendo deciso di spendere gratuitamente alcuni anni della loro vita accettano di essere inviati e sostenuti da gruppi e da comunità che li hanno “adottati” come segno concreto di solidarietà con i Paesi poveri. Questo è il cuore del discorso: una comunità che sente l’urgenza della dimensione “mondiale”, che dilata il suo cuore ad amare coloro che nessuno ama e anziché catturare per sé i suoi figli migliori, li sceglie e propone loro di mettersi al servizio degli ultimi.

Per rendere possibile questo passo, la comunità deve poi mantenere un rapporto di collaborazione con questi volontari che lei ha inviato sostenendo anche le spese di viaggio, assicurazione, contributi sociali; infine deve aiutarli a reinserirsi nel mercato del lavoro, al loro rientro.

Da parte sua, il volontario, sentendosi “inviato” dovrà mantenere i contatti con la comunità di partenza divenendo quel “ponte umano” che permette ad ambedue le comunità di scambiarsi ricchezze materiali, spirituali, educative, per cui si avvera quanto si afferma in RM 58: “Promuovere lo sviluppo educando le coscienze”.

In ambito di Chiesa, ogni parrocchia, oratorio, gruppo dovrebbe avere come primo impegno missionario, l’invio di un volontario. Come la presenza del missionario è fondamentale per la nascita e la crescita di una nuova comunità cristiana, così un volontario che parte a nome di una comunità è determinante per un autentico spirito missionario che non riduca la solidarietà a soldi o a container.

“E l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica” (RM 58). Infatti per dare inizio ad un’autentica cultura dello sviluppo il ruolo delle risorse umane è il fattore determinante.

Certo il volontario deve possedere caratteristiche ben definite per svolgere questo compito. Anzitutto la maturità umana e l’equilibrio psico-affettivo, poi una professionalità specifica, utile allo sviluppo della comunità in cui svolgerà il suo servizio. Per questo motivo deve essere una persona che già in patria, in comunità, vive questo stile di servizio.

2. Dimensione politica del volontariato sociale. Quando il servizio è svolto sul proprio territorio e a tempo parziale sarebbe più esatto parlare di collaboratori al volontariato: l’azione volontaria è allora la somma di tanti contributi indirizzati ad un’unica causa. Nel volontariato sociale risalta in modo significativo l’azione realizzata con il contributo, anche parziale, di molte persone.

Questa sinergia di privati cittadini e di libere associazioni è componente costitutiva di una moderna democrazia: è una delle forme con cui il cittadino partecipa alla vita sociale per “essere di più” (senso della vita); per “contare di più” (partecipare e influenzare); per “risolvere meglio” (qualità della vita ed eliminazione di sperequazioni).

Il volontariato sociale è tale solo se realizza una dimensione politica impegnandosi contestualmente nell’intervento immediato e nella rimozione, delle cause personali e strutturali, nella promozione di nuove politiche sociali al servizio di tutti, con prestazioni prioritarie per i soggetti a rischio.

Il fine del volontariato è il mutamento della società e delle istituzioni attraverso la partecipazione attiva. Un servizio ripetitivo, funzionale al sistema, non è certo compito del. volontariato. Nella capacità del volontariato di creare il nuovo, di dare un contributo essenziale alla qualità della vita, di impegnarsi per eliminare le cause di emarginazione è insito il concetto di sviluppo.

3. Dimensione vocazionale del volontariato internazionale. Nel volontariato internazionale l’elemento caratterizzante è la persona del volontario, che decide di vivere alcuni anni della sua vita in servizio disinteressato, all’estero, in una cultura diversa, per la crescita umana di persone o gruppi sociali.

Una seconda caratterizzazione del volontariato internazionale è la progettualità per lo sviluppo che suppone competenza professionale e l’inserimento in una struttura organizzata capace di dare continuità nel tempo per gli interessati e serietà di analisi per i problemi. Questa scelta personale del volontario, anche se è limitata ad alcuni anni, è comunque una scelta di vita in senso totale. Questo induce a considerarla una vocazione precisa perché l’atteggiamento interiore di donazione è votato al servizio senza condizioni. Lo sforzo di inculturarsi, l’ apprendimento della lingua del posto, l’impegno per il dialogo, la valorizzazione delle caratteristiche del popolo presso cui lavora, sono e devono essere il segno della scelta di un cammino umano che privilegia il rapporto interpersonale e tende a trasformare le strutture che generano ingiustizia e violenza; così il volontariato è operatore di pace.

4 Per la predicazione. Senza distinzione tra volontariato sociale e internazionale, ma soprattutto in vista di una piena valorizzazione del ruolo del volontario laico nella Chiesa e della sua presenza evangelizzatrice nel mondo, si suggeriscono alcune piste di riflessione e alcuni sbocchi vocazionali.

4.1. Volontariato: “Essere “persone” in un mondo dalle dimensioni nuove e contraddittorie”.

Interdipendenza, solidarietà. Essere persone è un’esigenza indispensabile per ogni scelta responsabile. Oggi, in un mondo reso tanto, piccolo dai mezzi di comunicazione sociale la conoscenza dei fatti e delle situazioni genera un sentimento nuovo, l’interdipendenza, sentita come sistema determinante di relazioni nel mondo contemporaneo, nelle sue componenti economica, culturale, politica e religiosa, e assunta come categoria morale; è la consapevolezza di essere legati agli altri sei miliardi di uomini, all’ambiente, al passato e. soprattutto al futuro che stiamo condizionando, con le nostre scelte.

“Quando l’interdipendenza viene così riconosciuta, la correlativa risposta, come atteggiamento morale e sociale è la solidarietà. Questa, dunque, non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti” (SRS 38).

Decisione di condividere. Il volontariato nasce dalla libera ‘decisione di condividere con scelte varie, ma progressivamente impegnative, le situazioni di emarginazione, sottosviluppo, alienazione, dovunque si presentino, per camminare insieme verso una liberazione totale dell’uomo. Uomo, liberazione, servizio, impegno sono termini che prendono il loro significato più autentico nell’esperienza di. Cristo.

Lo stile del volontariato. Ha una duplice radice: nasce dal percepire la situazione di pesante condizionamento, diverso nei diversi ambienti, in cui ogni persona si trova a vivere ma con particolare riferimento alla realtà disumana di una moltitudine sempre crescente di persone, o di popoli interi, asserviti agli interessi dello sviluppo economico di altri Paesi, e quindi condannati alla morte per fame o ad una vita senza speranza. Inoltre, nasce contemporaneamente dalla consapevolezza che è possibile liberarsi e liberare solo manifestando con scelte personali di vita lo sforzo di umanizzazione, mettendo in comune i valori e le ricchezze di ciascuno rimanendo con fedeltà insieme con le persone a condividere le situazioni di condizionamento, per superarle.

4.2. Volontariato: “Essere cristiani in una Chiesa missionaria”.

Vocazione. La decisione di essere volontario è dono di Dio che ti fa percepire la vita come vocazione, come un progetto che lui ha già “sognato” su dite e che tu sei chiamato a realizzare.

– “L’uomo è se stesso se ama” (ETC 16). Così vediamo con gioia che le multiformi testimonianze di solidarietà, servizio e condivisione con i più deboli espresse dalle comunità cristiane, proprio nella loro gratuità e apertura disinteressata, «si mostrano oggi come vie privilegiate per aggregare coloro che, senza esserne pienamente consapevoli, con le loro scelte di vita sono orientati a dire “sì” al Dio di Gesù Cristo»’(ETC 9).

Stile di vita. Essere volontari è quindi più uno stile di vita che una specifica attività. Caratteristica indispensabile è il coinvolgimento personale, profondo e progressivo, in uno stile di condivisione e di servizio che crei una personalità “solidale”, in linea di principio, con tutte le persone del mondo e concretamente impegnata sul territorio in cui vive.

Una definizione. Il volontariato richiama normalmente, un’idea di azione, di laboriosità, di efficienza. Questo è vero, ma è solo la punta di un iceberg.

Quando il volontariato è vero, la sua parte sostanziale è nelle profonde convinzioni che costituiscono la coscienza di una persona, prima e al di sopra di situazioni contingenti.

Una definizione: “Essere volontario è una virtù interiore e come tale va seminata, fatta crescere, esige delle scelte costose, progressive, esige un itinerario educativo, delle tappe, delle verifiche. Il volontariato, che ci fa “adulti”, è l’atteggiamento interiore che diventa progressivamente stile di vita concreta con cui una persona decide che la sua realizzazione, il finalismo della sua esistenza e, in definitiva, la sua maturità trova pienezza nell’essere disponibile ai bisogni altrui”.

Possedere la propria vita. L’elemento determinante è possedere la propria vita, decidere dal profondo le proprie scelte; il quadro dei valori, delle motivazioni deve precedere, almeno come logica, quello dell’incontro con le persone, delle emozioni; il bisogno dell’altro non deve essere il movente delle nostre decisioni, ma semplicemente l’occasione dell’impatto concreto.

In fondo un volontario non è tale quando “parte” e perché parte, ma lo è per la tensione che unifica tutta la sua vita, ovunque si trovi. “Si pone quindi con forza la domanda circa l’orientamento che intendiamo dare alla nostra vita, personale e collettiva, circa l’uso che vogliamo fare della nostra libertà” (ETC 4).

4.3. Volontariato: “Vivere il Vangelo servendo la persona e la società” (C1’IL 36).
Servire. Accogliendo e annunciando il Vangelo nella forza dello Spirito la Chiesa diviene comunità evangelizzata ed evangelizzante e proprio p.er questo si fa serva degli uomini. In essa i fedeli laici partecipano alla’ missione di servire la persona e la società. La ChL indica i campi in cui il laico cristiano dovrebbe portare il suo servizio: promuovere la dignità della persona; venerare l’inviolabile diritto alla vita; liberi di invocare il nome del Signore; famiglia, primo spazio per l’impegno sociale; carità anima e sostegno della solidarietà; tutti destinatari e protagonisti della politica; porre l’uomo al centro della vita economico-sociale; evangelizzare la cultura e le culture dell’uomo (cf ChL 36-44).

Gratuità. La gratuità, come attitudine ad un amore. altruistico e disinteressato, come tendenza a dimenticarsi di sé per il bene degli altri è l’aspetto più evidente e anche più costruttivo di questo stile di vita; è quindi segno di maturità (ben distinta da quella intellettuale e fisica), maturità interiore, che è indispensabile a qualunque scelta che leghi la vita di un individuo ad altre persone in modo, stabile e duraturo.

Scelte sociali. Da questo atteggiamento interiore vengono modificate: le scelte professionali che vengono vissute come vocazione a servizio dei bisogni della gente; le scelte politiche vissute come lo strumento necessario perché ogni individuo possa essere in grado di ’possedere’ la propria vita; le scelte lavorative per cui si rinuncia ad un maggior profitto per un più autentico servizio alle persone e ai gruppi; la scelta del matrimonio o vita consacrata diventa partecipazione alla paternità di Dio e attuazione storica del suo Regno.

Gli ultimi. Gli altri, in particolare gli “ultimi”, divengono protagonisti della nostra vita, in quanto siamo noi stessi che decidiamo di rispondere alle domande fondamentali:
“chi sono io, perché sono al mondo, a cosa serve la vita, ecc.” proprio a partire da questa nuova visione unitaria per cui la dignità dei poveri è anche la nostra, la loro realizzazione è necessaria per la nostra. Così uomo, vita; giustizia, comunità ecc. vengono ricompresi, ridefiniti, ristrutturati a partire dagli ultimi per costruire una vita dignitosa per tutti.

4.4 Volontariato come vocazione laicale. “L’uomo e la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione” (ChL 36) La laicità è valore cristiano pienamente proclamato dalla GS, ribadito da tutti i successivi documenti della Chiesa e in particolare dalla ChL.

Laicità. La ChL mette in evidenza la peculiarità della vocazione laicale nella Chiesa capovolgendo, in un certo senso, lo schieramento delle forze della Chiesa Senza mettere in discussione l’unione organica e funzionale esistente tra laici, religiosi e presbiteri, afferma che in prima linea sta il popolo di Dio, caratterizzato dalla laicità conferita dal Battesimo e perfezionata dai sacramenti del l’iniziazione cristiana.

Nuova evangelizzazione. Questa laicità abilita ad un annunzio del Vangelo profondamente inserito nelle realtà umane; è il compito della “nuova evangelizzazione”. L’opera di evangelizzazione è compito sinergico dei laici, dei religiosi e dei presbiteri, ma lo stesso documento afferma che se manca in particolare la componente laica lo stesso apostolato dei pastori non può per lo più raggiungere la sua piena efficacia (cf ChL 27). Il volontario è quindi a pieno diritto un annunciatore del Vangelo, è chiamato ad annunciano. Come tutti i battezzati, è debitore all’uomo di questo sconvolgente annuncio: “L’uomo è amato da Dio!” (ChL 34).

5 Sbocchi vocazionali. Un aspetto importante da sottolineare nella predicazione è che l’esperienza di volontariato non è chiusa in se stessa, ma prepara la persona ad ulteriori impegni nella comunità cristiana.

A titolo esemplificativo e senza un ordine gerarchico si possono suggerire queste qualificazioni: persona dotata di forte sensiblità sociale e di spirito critico; animatore sociale capace di creare attività di solidarietà; promotore di campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica; operatore di educazione allo sviluppo, alla mondialità, alla pace, organizzatore di attività caritative e/o missionarie in favore dei più poveri, catechista con sensibilità accentuata alla dignità dei fedeli laici nella Chiesa-mistero, alla loro partecipazione nella Chiesa-comunione e alla corresponsabilità nella Chiesa-missione; professionista che esplica la sua competenza come un servizio che privilegia i più poveri; professionista che con la competenza sul lavoro, la profonda onestà, la scelta di valori ispirati al Vangelo e alla persona di Cristo catechizza il mondo laico in cui vive; politico impegnato a seminare speranza e a coordinare la buona volontà della gente, sposo/sposa che vive il matrimonio come l’esperienza dell’amore gratuito per essere capace di vivere a medesima gratuità verso coloro che nessuno ama; padre/madre che dall’esperienza della generazione dei figli decide di lottare con tutte Ie forze per la difesa della vita; assistente sociale con particolare sensibilità per il recupero dei minori in difficolta, religioso/religiosa con la dimensione ecclesiale cattolica; sacerdote che sottolinea e valorizza il senso dell’uomo nella storia della salvezza.

“Quanto al vostro ruolo di giovani, dico semplicemente: siete indispensabili, non per quello che potete con le vostre sole forze umane, ma per quello che potete attraverso la fede nel Dio della pace che si fa cultura e impegno di pace. Ma potrete essere ciò che gli uomini si attendono da voi, se oggi già vi decidete ad agire. Viste le situazioni, intervenite. Il volontariato, fatto così meraviglioso del nostro tempo, è vivo tra voi. Solo abbiate la purezza delle motivazioni che vi rende trasparenti, il respiro della speranza che vi fa costanti, l’umiltà della carità che vi rende credibili. Oso dire che un giovane della vostra età che non dia, in una forma o in un’altra, qualche tempo prolungato al servizio degli altri, non può dirsi cristiano, tali e tante sono le domande che nascono dai fratelli e sorelle che ci circondano” (Giovanni Paolo lI, Torino 4 settembre 1988).

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