di Don Ferdinando Colombo
Riflettere oggi, avendo preso una certa distanza dall’attività quotidiana che ho svolto per 21 anni, mi permette di vedere il VIS come un ramo frondoso che arricchisce armoniosamente il grande albero della Famiglia salesiana portando a maturazione alcune intuizioni di Don Bosco. Infatti la nascita della stessa Congregazione Salesiana non è altro che la strutturazione giuridica e comunitaria delle scelte di volontariato del Fondatore e dei suoi primi collaboratori. L’interessamento per i ragazzi poveri ed emarginanti dell’ottocento è passato ben presto dalla commozione alla progettualità, dall’improvvisazione alla professionalità educativa, dal tempo libero al tempo liberato per essere totalmente disponibili al servizio: è così che è nata la Famiglia salesiana che ancora oggi sta operando una vastissima trasformazione sociale in 132 Paesi del mondo. Già al tempo di Don Bosco, il suo volontariato sociale, legato inizialmente al territorio di appartenenza, si è dilatato irresistibilmente verso la dimensione internazionale, prima in Europa e poi nel Mondo. Questo avviene ancora oggi quando la motivazione dell’agire è la coscienza di avere una missione da svolgere e quando gli obiettivi sono valori umani che non conoscono frontiere.
Volontariato Internazionale Salesiano
Cento anni dopo la prima apertura missionaria del 1875 è ancora un Rettor Maggiore, Don Egidio Viganò, a rilanciare orizzonti salesianamente più vasti: propone a tutta la congregazione la «frontiera Africa». Le Ispettorie si mobilitano generosamente quanto a confratelli e a risorse finanziarie, ma i laici non sono pronti.
E’ per questo che nel 1986 Don Angelo Viganò, che in quel periodo è il Superiore di un territorio vasto e composito che veniva chiamato Ispettoria Centrale, raccoglie tutti i rappresentanti della Famiglia Salesiana (SDB, FMA, Cooperatori, Ex-allievi), ma anche amici e benefattori, e fonda il VIS, Volontariato Internazionale per lo Sviluppo.
A dire il vero la “S” era stata pensata per Salesiano, ma una amica, funzionaria del Ministero degli Affari Esteri, la Dottoressa Marina Miconi, suggerì di essere più laici nella forma per aver maggior accesso a quegli Enti finanziatori che, proprio perché non sono veramente laici, fanno discriminazioni ideologiche soprattutto nei confronti di chi si professa cristiano.
Nel 1988 sono stato chiamato a presiedere il VIS per vivificarlo ed essere responsabile dell’Animazione Missionaria salesiana italiana. Tutte le esperienze che avevo maturate nella fondazione degli Amici dei Popoli le ho riproposte all’Animazione Missionaria delle Ispettorie italiane, che hanno risposto sempre più intensamente, con ritmi diversi e fasi alterne legate all’avvicendarsi degli Animatori ispettoriali e alle situazioni geopolitiche delle nazioni povere con cui si erano gemellate.
Alla scuola dei poveri
Voglio ricordare l’apporto prezioso di Don Gigi Zulian, già responsabile dell’animazione di Terra Nuova (1969-75), la prima ONG salesiana, voluta dal Rettor Maggiore Don Ricceri. Ricordo anche Don Giancarlo Freretti a Torino e Don Dante Magni a Roma che hanno dato al VIS la struttura giuridica che ci è valsa l’approvazione del Ministero degli Esteri e le idoneità necessarie.
Avendo pochi soldi, ma molte idee, abbiamo cominciato con esperienze educative coscienti che la formazione delle persone era premessa necessaria all’impegno di collaborare allo sviluppo di altri popoli.
Un primo frutto del lavoro di quegli anni è l’esperienza estiva, per un mese in gruppo. Progressivamente coinvolge tutte le Ispettorie Salesiane italiane: in 25 anni circa 6-7000 giovani hanno fatto questo cammino che li ha portati, in dialogo con gli operatori sociali, politici e pastorali dei Paesi poveri, ad approfondire le cause della povertà e del sottosviluppo e a conoscere i problemi della gente.
Ben presto, in ogni Ispettoria, sono nate vere e proprie Scuole di Educazione alla Mondialità; l’esperienza estiva così è diventata la conclusione di un iter di formazione della durata di un anno. Naturale conseguenza fu il cambio di mentalità sia nei giovani che nei confratelli che ha permesso il fiorire delle candidature al volontariato di lunga durata.
Sintesi tra Animazione Missionaria e strutture operative del VIS
Il secondo frutto è il coordinamento nazionale di tutta l’Animazione Missionaria (AM) che culmina ancora oggi nell’Harambée attorno al Rettor Maggiore che consegna i crocifissi missionari ai salesiani, ma anche ai volontari laici che hanno deciso di donare anni della loro vita al servizio dello sviluppo umano e dell’annuncio del Vangelo nei Paesi poveri.
Ritengo che l’Animazione Missionaria non sia un concetto astratto, ma il risultato del coordinamento progettuale di molte iniziative concrete.
L’esperienza acquisita in tanti Paesi Poveri, nelle molteplici attività e negli approfondimenti culturali ha permesso al VIS di sensibilizzare ai problemi dell’umanità (Educazione alla Mondialità), di proporre sbocchi operativi di servizio caratterizzati dal carisma di Don Bosco (promozione umana), di formare mediatori culturali e volontari che sono diventati annunciatori dei valori evangelici e perciò operatori di Pace (evangelizzazione).
È questa l’AM “di qualità” che abbiamo proposto a tutte le comunità salesiane ed ecclesiali italiane. In questa visione il VIS può pretendere di essere uno strumento particolarmente idoneo per il lavoro educativo e quindi per la formazione delle persone che è il cuore della AM.
Potremmo dire che l’AM è il contenuto educativo e carismatico dell’Organismo e il VIS con le sue attività è il volto pubblico, sociale, civile dell’impegno salesiano per la promozione del laicato nell’opera di evangelizzazione e umanizzazione in favore dei giovani emarginati dei Paesi Poveri.
I volontari
Questo è il frutto più significativo dei primi 25 anni. Circa 350 persone hanno dato più anni della loro vita per condividere la missione salesiana. Uomini e donne che abbiamo aiutato a crescere nella loro vocazione di servizio proponendo un quadro di valori che si ispira a Don Bosco e una metodologia che sgorga dal Sistema Preventivo.
Abbiamo instaurato con loro un rapporto di formazione liberante: mentre tute le ONG facevano unicamente riferimento alla legge 49/87 e quindi ad una visione fiscalizzata di questo servizio, noi ci siamo inventati i volontari fuori-legge.
Abbiamo cercato giovani che avendo maturato la scelta cosciente di mettere la loro professionalità al servizio dello sviluppo umano dei Popoli Poveri e avendo deciso di spendere gratuitamente alcuni anni della propria vita accettavano di essere inviati e sostenuti da gruppi e comunità che li hanno “adottati” come segno concreto di solidarietà con i Paesi Poveri.
Abbiamo proposto il volontariato come quel “ponte umano” che permette a chi invia e a chi lo riceve di scambiarsi ricchezze materiali, spirituali, educative, per cui si avvera quanto si afferma in RM 58: “Promuovere lo sviluppo educando le coscienze”.
E’ chiaro che, in questi termini, il volontario non era considerato un semplice collaboratore, un tecnico, un dipendente, ma un anello di congiunzione culturale e spirituale tra due mondi, due realtà, un ponte di collegamento umano che rende progetti e finanziamenti altrettanto umani
Uno slogan che ripetevamo, inascoltati, era questo: «meglio un container in meno e un volontario in più». Come la presenza del missionario è fondamentale per la nascita e la crescita di una nuova comunità cristiana, così un volontario che parte a nome di una comunità è determinante per un autentico spirito missionario che non riduca la solidarietà a soldi o container. “E’ l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica” (RM 58).
Abbiamo anche diffuso una definizione provocante di volontario: “Essere volontario è una virtù interiore e come tale va seminata, fatta crescere, esige delle scelte costose, progressive, esige un itinerario educativo, delle tappe, delle verifiche. Il volontariato che ci fa “adulti” è l’atteggiamento interiore che diventa progressivamente stile di vita concreta con cui una persona decide che la sua realizzazione, il finalismo della sua esistenza e, in definitiva, la sua maturità trova pienezza nell’essere disponibile ai bisogni altrui”. In fondo un volontario non è tale quando “parte” e perché parte, ma lo è per la tensione che unifica tutta la sua vita, ovunque si trovi.
Agenzia Educativa
Quarto frutto significativo che perdura è che il VIS ha progressivamente assunto una sua precisa identità di agenzia educativa che lo colloca a pieno diritto nel carisma salesiano.
Ritengo che sia maturato principalmente dalle riflessioni fatte con i volontari che evidenziavano le incongruenze tra il nostro modo di vivere nei paesi del benessere e i progetti che andavano a realizzare per garantire i minimi umani a migliaia di persone.
L’obiettivo principale del VIS oggi è diventato la formazione dei giovani e degli adulti nell’intento di favorire la strutturazione di personalità aperte alla dimensione di un mondo globalizzato e nello stesso tempo progettualmente capaci di assumere il proprio compito per umanizzare strutture e rapporti sociali.
Si cerca di coinvolgere larghi strati di società civile in questa mentalità di impegno per i valori evangelici: pace, giustizia, diritti umani, accoglienza del migrante…
Gli strumenti informatici e più in generale i mezzi di comunicazione attuali ci permettono di raggiungere e di formare le persone nel loro ambiente di vita. Per questo ci sembra di poter affermare che stiamo gestendo un “Centro Giovanile salesiano virtuale” che raggiunge anche le persone che sono all’esterno delle strutture salesiane.
L’educativo diventa evangelizzazione
La più grande ricchezza culturale che il VIS sta donando alla Congregazione salesiana e alla Chiesa italiana è la sintesi tra educativo e valori evangelici, tra analisi dei problemi mondiali e implementazione dei diritti umani, tra progettualità negli interventi di sviluppo umano e motivazioni etiche profonde negli operatori. È l’educativo impregnato dei valori evangelici che trasforma le attività di cooperazione allo sviluppo in quella che in campo ecclesiale è chiamata Animazione Missionaria.
Il VIS come associazione nazionale ha scelto come suo compito primario di educare, cioè: informare, formare, mettere in rete tutti i giovani che può raggiungere per mezzo dei Comitati VIS sul territorio delle Ispettorie. Ma in questo impegno educativo si ispira alla dottrina sociale della Chiesa elaborando una nuova sintesi che affascina larghi strati di giovani.
Il Congresso mondiale su “Sistema preventivo e Diritti Umani”
Questo avvenimento, che ha coinvolto l’intera Congregazione ed è stato celebrato dal 2 al 6 gennaio 2009, è nello stesso tempo un frutto e una nuova partenza.
Sulla scia di una nuova visione strategica affermatasi dalla fine degli anni Novanta nell’ambito della progettualità per lo sviluppo (Human rights based approach to development), il VIS ha adottato nei propri interventi l’approccio metodologico basato sui diritti umani e sull’ampliamento delle capacità e non più soltanto sui bisogni.
I diritti umani non sono un premio per il raggiungimento di un certo livello di sviluppo economico, ma un mezzo per contribuire allo sviluppo umano così come lo sviluppo è un mezzo per garantire un godimento effettivo e duraturo dei diritti umani.
L’impegno in questo settore continua a crescere: la promozione e la protezione dei diritti umani è inserita in modo trasversale nei progetti realizzati dal VIS nei PVS, è oggetto di campagne di advocacy e riceve un’attenzione privilegiata nella formazione e sensibilizzazione sul territorio.
Ringrazio il Signore di aver potuto spendere 21 anni della vita che Lui mi ha donato per una Organizzazione Non Governativa che è sintesi matura di nuova sensibilità sociale, di apertura alla mondialità, di collaborazione tra laici e consacrati, di impegno educativo salesiano e di sviluppo umano.
È stato un lavoro reso possibile dallo spirito di famiglia e di collaborazione delle magnifiche persone che in tutti questi anni hanno condiviso il lavoro quotidiano, dalla prima impiegata, Simona, a tutti gli altri per arrivare infine ai due presidenti: Antonio Raimondi con cui ho collaborato per 18 anni e Massimo Zortea che è cresciuto insieme al VIS.