La rete delle persone che pregano le une per le altre

La ricchezza spirituale più significativa del Santuario del Sacro Cuore di Bologna, in cui operano i Salesiani, è una rete di persone che pregano le une per le altre.
Si è diffusa in tutta l’Italia e in molti altri Paesi, ma è molto unita e raggiunge la perfetta unione in Cristo perché si è data un appuntamento quotidiano: ogni mattina alle ore 8 quando nel Santuario viene celebrata l’Eucaristia all’altare del Sacro Cuore.

È l’appuntamento spirituale che raccoglie in un unico abbraccio tutti gli associati all’Opera Sacro Cuore, tutti coloro che sono iscritti alla Messa quotidiana perpetua, tutte le persone che scrivono o telefonano per raccomandare qualche situazione particolare della loro vita o chiedono preghiere sul sito www.sacrocuore-bologna.it.

C’è motivo di pensare che siano più di 10 mila le persone coinvolte che trasformano questo appuntamento spirituale in un momento di fede, di lode al Signore, di offerta della propria vita, di implorazione di grazia. È l’ora dell’affidamento alla volontà del Padre, della comunione con Cristo, dell’effusione dello Spirito Santo: è l’ora dei miracoli spirituali, ma anche fisici.

Partecipa anche tu

Non ci sono formalità: inizia anche tu, ogni mattina, a pregare in comunione con noi.
È una ricchezza incredibile della quale chiunque può approfittare semplicemente unendosi a noi nella preghiera, versando nel Cuore di Gesù il lavoro, i sacrifici, l’amore, e prelevando tutto quello che serve per la vita e per il cammino di santità.  Paghi uno e prendi l’infinito!
Certamente questa è la forma più profonda e sicura di comunione che possiamo stabilire tra di noi al di sopra del tempo e dello spazio.
Ognuno può pregare nel luogo dove si trova a vivere, casa, lavoro, ospedale, prigione,… Suggerisco a chi può, di partecipare fisicamente all’Eucaristia nella propria comunità.
Anche per l’orario: il Signore non usa l’orologio e non ha paura dei fusi orari. È lui che unifica tutto.
Però sapere che in quell’ora una decina di migliaia di persone, tra cui molti Conventi di clausura, stanno pregando anche per te, ti dà una forza particolare.
Ma non si tratta soltanto della povera preghiera di ciascuno di noi. Siamo infatti uniti all’intercessione di tutta la Chiesa, la quale a sua volta non è che un riflesso dell’intercessione di Gesù per tutta l’umanità.
Quest’intercessione si eleva senza interruzione da parte di Gesù al Padre per la pace tra gli uomini e per la vittoria dell’amore sull’odio e sulla violenza. Abbiamo tanto bisogno di questo ai nostri giorni.

Prega per tutti e tutti pregheranno per te

Sant’Ambrogio, grande Padre della Chiesa, che è sempre molto concreto nel fare proposte di comportamento cristiano, scrive in uno dei suoi trattati: «Il Signore Gesù ha raccomandato di pregare in maniera tutta speciale per il popolo, cioè per tutto il corpo, per tutte le membra della tua madre: sta in questo il segno della carità vicendevole. Se, infatti, preghi per te, pregherai soltanto per il tuo interesse. E se i singoli pregano soltanto per se stessi, la grazia è solo in proporzione della preghiera di ognuno, secondo la sua maggiore o minore dignità. Se invece i singoli pregano per tutti, tutti pregano per i singoli e il vantaggio è maggiore.
Dunque, per concludere, se preghi soltanto per te, pregherai per te, ma da solo, come abbiamo detto. Se invece preghi per tutti, tutti pregheranno per te. Perché nella totalità ci sei anche tu. La ricompensa è maggiore perché le preghiere dei singoli messe insieme ottengono a ognuno quanto chiede tutto intero il popolo». (Dal trattato «Caino e Abele»)

La nostra intercessione

La preghiera di intercessione smuove tutto il Paradiso.
Non solo la Beata Vergine Maria e tutti i Santi possono essere nostri intercessori, ma anche noi, sebbene ancora poveri mortali, possiamo intercedere per i nostri fratelli.
Dal giorno del nostro Battesimo che ci ha incorporato a Cristo Sommo sacerdote, noi quindi abbiamo una relazione diretta con Dio che ci mette in grado di rivolgerci a lui senza intermediari.
Nel linguaggio della Chiesa questa nostra nuova relazione con Dio è descritta da tre caratteristiche: noi siamo chiamati a vivere il ruolo:
di Sacerdote nella preghiera, nelle celebrazioni liturgiche,
di Re nell’operare con giustizia per il bene comune,
e di Profeta nell’annunciare, soprattutto con le scelte di vita, il Vangelo.

Farsi carico della vita del fratello

Assumendo con sempre maggior consapevolezza il nostro compito sacerdotale di pregare per gli altri, di metterci in mezzo tra Dio e i fratelli siamo chiamati a compiere un cammino progressivo di maturazione.
All’inizio della preghiera di intercessione, preghiamo per i bisogni materiali, chiediamo a Dio di proteggerci contro la malattia, la fame, la guerra, ecc., ma più si diventa cristiani adulti più constatiamo che la vera miseria è quella spirituale e ne diventiamo pienamente convinti. Di conseguenza, consideriamo il peccato l’unico vero male.
Per l’uomo che fa questo cammino di maturazione, implorare la misericordia per se stesso e per gli altri coincide con il pregare per la remissione dei peccati e la restituzione della grazia.
Nella tua preghiera e nella celebrazione liturgica puoi, anzi devi, portare, sollevare tutto il mondo a Dio. Nei tuoi gesti di amore potrai portare invece Dio al mondo.
Con la preghiera tu come Sacerdote puoi santificare ogni tua azione e renderla santa agli occhi di Dio: lavorare, cucinare, guidare, amare i tuoi familiari, andare al cinema, tutto puoi presentare in preghiera a Dio e rendere santo tutto ciò che gli offri, facendo così ogni cosa a gloria Sua.
Quando partecipi alla Messa nell’Offertorio porta tutto il mondo che è fuori, tutti i non credenti, all’altare e presentali, offrili a Dio.
Offri le tue croci quotidiane, piccole e grandi a Dio per il mondo che non ama Dio: collaborerai in modo silenzioso e misterioso alla cristificazione del mondo.

In Gesù, la perfezione dell’intercessione

Possiamo affermare che il fatto dell’Incarnazione di Cristo è la vera e unica intercessione: è Dio che si piega misericordiosamente sull’uomo e lo unisce a sé perché la Sua salvezza non consista nel dono di qualcosa, ma sia invece unione alla stessa divinità di Cristo nel mistero amoroso del corpo mistico.
È Gesù stesso ad intercedere per noi assumendo su di sé le nostre colpe e pagando con il suo sangue il prezzo del nostro riscatto. Mosso dallo Spirito Santo, egli si è offerto a Dio, come sacrificio perfetto. Il suo sangue purifica la nostra coscienza liberandola dalle opere morte, e ci rende adatti a servire il Dio vivente. (Eb 9,11-14)

Unire i fatti alle parole

La preghiera di intercessione è sacrosanta, anzi doverosa. Ma le parole da sole non bastano. Certo che la preghiera può tutto, perchè Dio può tutto, ma spesso vuole la nostra collaborazione. Come? Arricchendo l’intercessione con l’offerta gratuita di qualcosa di personale.
Possiamo offrire ogni piccola cosa, dal piccolo sacrificio volontario all’accettazione gioiosa delle piccole o grandi croci quotidiane. Porteremo tutto all’Altare e nell’Offertorio della Messa, come sacerdoti, uniremo il nostro sacrificio al Suo, “completando nella nostra carne ciò che manca ai patimenti di Cristo”. Allora la nostra preghiera quotidiana di intercessione avrà salde radici e arriverà fino al Cielo, al trono di Dio.

Farsi carico della vita del fratello

Dal giorno del nostro Battesimo che ci ha incorporato a Cristo Sommo sacerdote, noi quindi abbiamo una relazione diretta con Dio che ci mette in grado di rivolgerci a lui senza intermediari. Nel linguaggio della Chiesa questa nostra nuova relazione con Dio è descritta da tre caratteristiche che denotano anche i compiti della vita cristiana: noi siamo chiamati a vivere il ruolo di sacerdoti, re e profeti.
L’intercessione è una funzione sacerdotale: colui che supplica Dio compie un’azione sacerdotale. Come sacerdoti, nella preghiera per gli altri dobbiamo domandare a Dio quello che domandiamo per noi stessi, quindi le cose grandi e celesti, la remissione dei peccati e tutto ciò che è un bene reale.
Assumendo con sempre maggior consapevolezza il nostro compito sacerdotale di pregare per gli altri, di metterci in mezzo tra Dio e i fratelli siamo chiamati a compiere un cammino progressivo di maturazione.

La preghiera di intercessione

La preghiera cristiana è un dialogo tra la persona credente e Dio. Dopo l’incarnazione di Cristo possiamo dire che il cerchio dei partecipanti a questo dialogo si è in certo modo personalizzato e allargato al Padre, al Verbo incarnato che ha preso la natura umana da Maria e che, essendo uomo come noi, sentiamo più idoneo ad ascoltarci, allo Spirito Santo.

Tra le varie forme di questo dialogo tra il credente e Dio c’è la preghiera di intercessione: quando ci rivolgiamo a Dio in favore di un’altra persona o per situazioni che coinvolgono gruppi, popoli, la storia, la giustizia, la fede, il mondo creato.
Nell’Antico Testamento abbiamo lo splendido dialogo con cui Abramo intercede per le città di Sodoma e Gomorra, come pure la preghiera appassionata di Mosè in difesa del popolo che ha tradito l’Alleanza, le preghiere accorate dei profeti, i Salmi che ripetono incessantemente: “Ascolta! Esaudisci! Abbi pietà! Accogli!”.

Ora, dopo aver visto la radice della preghiera vediamo il significato della stessa parola “intercessione”. Dal latino “inter-cedere” = mettersi in mezzo. Tra chi? Tra il fratello che ci sta accanto e Dio, o meglio tra il fratello che ci sta a cuore e Dio.
Ricordiamo l’intercessione fiduciosa ed insistente di Abramo, il quale sapeva di poter parlare con Dio come ad un amico, un padre: “…forse vi sono cinquanta giusti in città. Davvero li vuoi sopprimere?…” (Genesi. 18, 16). Abramo, discutendo con Dio, si mette in mezzo tra Lui e i peccatori di Sodoma.

L’intercessione quindi nasce dalla coscienza di dover assumere una responsabilità nei confronti di qualcuno, di sentirci solidali con una situazione. Ci deve stare a cuore non solo il fratello che ci sta accanto, ma anche il più lontano, quello che soffre la fame, la sete, la nudità, l’uomo che ha tutto tranne Dio, l’uomo che vive nel peccato, che odia e può farci del male. Anche questo uomo deve starci a cuore. Anche per lui dobbiamo metterci “in mezzo”. I Padri della Chiesa, a questo riguardo, condannano severamente la preghiera “contro i nemici”. Pregare contro qualcuno sarebbe demolire ciò che vuoi edificare: la comunione con Dio.

Nel vangelo ci sono tantissimi esempi di intercessione. Il Verbo eterno che si fa uomo per salvarci e offre per noi la sua vita al Padre è il vertice assoluto dell’intercessione. Solo Cristo Gesù crocifisso è l’unico orante certamente esaudito, l’unico vero mediatore tra l’uomo e Dio, è lui il nostro vero intercessore. Se noi possiamo intercedere è perché siamo uniti spiritualmente con Lui. Lui ha interceduto e intercede: dalle sue piaghe l’umanità intera è guarita e salvata. L’Eucaristia che rinnova l’offerta sacrificale di Cristo è la preghiera di intercessione per eccellenza.

Maria intercede

Maria sa di cosa abbiamo bisogno. Il suo ascolto presso la SS:Trinità è totale per mezzo dello Spirito santo, di cui è sposa, e del Padre, che l’ha concepita e voluta senza macchia originale. Nessuna creatura eguaglia la potente intercessione di Maria. Nel miracolo delle Nozze di Cana, la Madonna si rivolge ai servi e dice loro: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela», e Gesù ordina ai servi e l’acqua diventa vino. È una cura attenta ai nostri bisogni più veri: Maria sa di che cosa abbiamo bisogno! Lei si prende cura di noi, intercedendo presso Gesù e chiedendo per ciascuno il dono del “vino nuovo”, cioè l’amore, la grazia che ci salva. Lei intercede sempre e prega per noi, specialmente nell’ora della difficoltà e della debolezza, nell’ora dello sconforto e dello smarrimento, soprattutto nell’ora del peccato. Per questo, nella preghiera dell’Ave Maria, le chiediamo: «Prega per noi, peccatori».
Maria sembra dirci, con insistenza sempre più grande: “Ascoltate Gesù, ritornate a Gesù, lasciate operare Gesù!”.

In Gesù, la perfezione

Nel Nuovo Testamento il dialogo tra Dio e l’uomo raggiunge la perfezione perché «colui che è la Parola è diventato un uomo e ha vissuto in mezzo a noi uomini» (Gv 1,14). Almeno in Cristo il dialogo di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio è perfetto.
Ma ancora di più possiamo affermare che il fatto dell’Incarnazione di Cristo è la vera e unica intercessione: è Dio che si piega misericordiosamente sull’uomo e lo unisce a sé perché la Sua salvezza non consista nel dono di qualcosa, ma sia invece unione alla stessa divinità di Cristo nel mistero amoroso del corpo mistico. Per questo insieme a Gesù possiamo dire:«Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra. Ti ringrazio perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli. Sì, Padre, così tu hai voluto» (Mt 11,25-26).

Intercedere è azione sacerdotale

La lettera agli Ebrei propone visioni liturgiche memorabili per farci comprendere che la preghiera di intercessione è una preghiera sacerdotale. È Gesù stesso ad intercedere per noi assumendo su di sé le nostre colpe e pagando con il suo sangue il prezzo del nostro riscatto.
«Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote della realtà definitiva. Egli è entrato in una tenda più grande e perfetta non costruita dagli uomini e non di questo mondo. Di lì Cristo è passato una volta per sempre nel vero santuario, dove non ha offerto il sangue di capri e di vitelli, ma ci ha liberati per sempre dai nostri peccati, offrendo il suo sangue per noi. Infatti il sangue di capri e di tori e la cenere di una vitella bruciata purificano i sacerdoti dalle impurità materiali e li rendono adatti a celebrare i riti; ma quanto più efficace è il sangue di Cristo! Mosso dallo Spirito Santo, egli si è offerto a Dio, come sacrificio perfetto. Il suo sangue purifica la nostra coscienza liberandola dalle opere morte, e ci rende adatti a servire il Dio vivente». (Eb 9,11-14)

Cristo sempre intercede

Nel vangelo ci sono tantissimi esempi di intercessione: perfino sulla croce vediamo il buon ladrone che intercede. Prima si mette lui stesso in mezzo tra Gesù e il suo peccato, manifestandogli la sua miseria; poi chiede a Gesù: “Gesù, ricordati di me”, cioè: “Gesù, ora intercedi tu per me, mettiti tu in mezzo tra me e il Padre, perché mi doni la sua misericordia” . E Gesù prontamente lo ascolta: “Oggi stesso sarai con me in Paradiso”.
Solo Cristo Gesù crocifisso è l’unico orante certamente esaudito, l’unico vero mediatore tra l’uomo e Dio, è lui il nostro vero intercessore. Se noi possiamo intercedere è perché lui ha interceduto e intercede: dalle sue piaghe l’umanità intera è guarita e salvata.